I corpi del commendatore Pagnozzi e della sua giovane moglie vengono trovati senza vita nella loro auto finita in una scarpata. Tutto lascia pensare ad un normale incidente. Ma ci sono dei particolari che non tornano. Per esempio: perché la donna ha le unghie delle mani spezzate? Stefania è la seconda moglie del commendatore Pagnozzi, costruttore edile colluso con la mafia. La donna, molto più giovane e assai attraente, lo ha sposato per i soldi. Erede delle fortune di Pagnozzi è il figlio Giacomo, un giovane nullafacente, gracile e pieno di odio per il padre, grande donnaiolo. La villa dei Pagnozzi è stata svaligiata la sera stessa dell’incidente. I sospetti si dirigono subito sugli operai albanesi che lavorano nei cantieri di Pagnozzi e che stanno ristrutturando la villa. In casa di uno di loro, Ilir, viene trovato con un pezzo della refurtiva. Per il questore Bonetti Alderighi il caso è risolto. Gli albanesi hanno svaligiato la villa e poi hanno ucciso i coniugi Pagnozzi simulando l’incidente. Ma Montalbano ha capito che le cose non sono andate così. Su un’audiocassetta recapitata a Montalbano è incisa una telefonata nella quale Stefania si rivolge al figlio di Pagnozzi, dicendo che l’indomani, liberatisi del padre saranno finalmente liberi di amarsi. Ma Pasquale, il figlio della donna delle pulizie di Montalbano, vero autore del furto nella villa, non riconosce in Giacomino l’uomo che ha visto trafficare con l’auto la sera dell’incidente. Se Giacomo non è colpevole, a chi si rivolgeva Stefania nella telefonata? Montalbano, sapendo dei legami di Pagnozzi con la cosca dei Sinagra, va a parlare con il vecchio don Balduccio. Così viene a sapere che trent’anni prima una cameriera dei Pagnozzi, una donna bellissima, era stata allontanata dalla moglie dell’ingegnere. La donna, incinta, aveva trovato lavoro presso un avvocato di Montelusa. Montalbano ricostruisce il corso degli eventi. Le indagini del commissario proseguono con l’obiettivo di collegare gli avvenimenti e gli omicidi accaduti. Montalbano scopre un commercio clandestino di bambini extracomunitari, del quale il piccolo incontrato al porto era stato vittima, con la complicità della finta madre. Il commissario scopre che il latitante Errera era stato a capo di questo business finché un arabo di nome Gafsa lo aveva ucciso per prenderne il posto. Lo sdegno che gli suscita la scoperta di quella realtà così orribile e vicina provoca in Montalbano una reazione feroce, che lo porta a rischiare persino la propria vita per riuscire a smantellarla. Con un’ardita e rischiosa incursione nella tana del nemico, Montalbano e i suoi riusciranno ad arrestare i colpevoli e a mettere fine all’infame traffico.