Montalbano, una mattina, si alza, spalanca le persiane della sua camera e la prima cosa che vede è il cadavere insanguinato di un cavallo sulla riva. Il commissario ha appena il tempo di convocare i suoi uomini ed il cavallo è sparito, rimane solo il segno del suo corpo sulla sabbia ed uno dei suoi ferri che distrattamente il commissario ha messo in tasca all’accappatoio. Quello stesso giorno una donna “forestiera”, Rachele Estermann, denunzia al commissario di Vigàta il furto del suo cavallo mentre nelle scuderie di Saverio Lo Duca, uno degli uomini più ricchi della Sicilia, un altro purosangue è svanito nel nulla. Lo scenario della vicenda è il mondo delle corse clandestine, passatempo preferito di una certa aristocrazia terriera che scommette forte. È in questo ambiente dorato che Montalbano deve indagare, perché, dopo il cavallo, viene trovato cadavere anche un custode delle scuderie. Fra maggiordomi in livrea, baroni e contesse Montalbano è un po’ a disagio, mentre “ignoti” entrano una, due, tre volte nella casa di Marinella: non rubano niente ma mettono tutto sottosopra, sembrano cercare qualcosa. Ma cosa? Montalbano non resta insensibile alle avances della “forestiera”, ma alla fine riesce a farla interessare al suo vice Mimi Augello, sempre vulnerabile al fascino femminile.