Spartacus decide di prepararsi per l’ultima grande battaglia contro Roma, dividendo i ribelli in due gruppi: Uno sarebbe stato il gruppo di guerrieri che avrebbe intrapreso l’ultimo scontro contro Crasso, l’altro formato da donne, bambini e uomini non in grado di combattere che, guidato da Leta, Agron, Nasir e Sybil, avrebbe dovuto valicare le montagne per raggiungere la libertà. I ribelli iniziano ad attaccare le ville dei romani dividendosi in più gruppi e attaccando quasi in contemporanea, rivendicando ogni attacco come quello di “Spartacus”. In questo modo Crasso si ritrova senza punti di riferimento, non capendo come il trace possa percorrere così tanti chilometri in così poco tempo. Una staffetta romana riesce però ad intravedere i ribelli che si riunivano in Lucania, e Crasso decide di marciare immediatamente con tutte le sue truppe verso l’ultima battaglia della ribellione. Intanto Agron, fortemente debilitato dalla crocefissione subita nei campi dei romani, non è più in grado di reggere una spada ma Nasir riesce a fabbricargli uno scudo con una spada conficcata in grado di essere retto senza problemi e da fungere sia da difesa che da attacco (lo scudo ha dipinto lo stesso serpente rosso della premonizione di Sura). In tal modo Agron rientra nelle file dei guerrieri guidati da Spartacus con Nasir al suo seguito poco prima che i due gruppi di ribelli si dividano. La notte prima della battaglia, Crasso richiede un incontro con Spartacus, accettato dal trace. I due si incontrano su di un colle e, dopo aver dimostrato entrambi rispetto per il nemico allontanando le loro rispettive guardie del corpo, iniziano una discussione sui motivi della ribellione e sui suoi esiti finali. Infine i due si riconoscono come praticamente identici e si salutano alla maniera dei gladiatori mentre Spartacus si lascia sfuggire che Tiberio è stato ucciso da una donna e non da un uomo, come Cesare e Kore avevano fatto credere a Crasso. L’imperatore corre immediatamente nella sua tenda dove ad aspettarlo ci sono Kore e Cesare e, visibilmente sotto pressione, la schiava confessa di essere stata lei ad uccidere Tiberio perché quest’ultimo l’aveva più volte posseduta con la forza. Crasso sorpreso riconosce la subdolezza del figlio e perdona Kore, baciandola. Le truppe di Crasso e quelle di Spartacus si trovano finalmente faccia a faccia sulle terre aride della Lucania. Con una serie di trabocchetti e di mosse tattiche le truppe ribelli sembrano avere la meglio: Spartacus, Agron e Nasir conducono l’attacco frontale mentre Gannicus, Naevia e Saxa sorprendono i romani attaccandoli alle spalle e sabotando le loro catapulte e balestre. La superiorità numerica dei romani inizia però a farsi sentire, e molti ribelli perdono la vita (Lugo viene colpito da una catapulta e trafitto dai soldati romani, Saxa viene trapassata da una lancia e muore tra le braccia di Gannicus mentre Naevia viene prima ferita e poi uccisa da Cesare con la stessa spada con la quale Tiberio decapitò Crixus). Spartacus intravede Crasso tra la battaglia e lo insegue fino ad un colle dove, seppur venendo ferito più volte, riesce ad uccidere tutta la scorta dell’imperatore, rimanendo faccia a faccia con lui. Crasso sembra avere la meglio (Spartacus è stanco e ferito), ma, con le immagini delle morti di Mira, di Varro e di Sura nella testa, il trace ritrova le forze, disarma Crasso e si appresta a sferrare il colpo finale, ma Crasso blocca il fendente con le mani in maniera identica a quanto aveva già fatto contro Ilarus, disarma Spartacus e gli ritorce la spada contro. L’imperatore sembra convinto d’aver vinto ma viene sorpreso dalla mossa del trace che blocca a sua volta il colpo con le sue stesse mani come appena fatto da Crasso. Spartacus sconfigge l’imperatore e lo mette in ginocchio ma proprio mentre sta per sferrare il colpo finale viene trapassato dalle lance di 3 soldati romani venuti in soccorso di Crasso. Vedendolo in punto di morte, Crasso si rammarica con Spartacus del fatto che egli fosse nato trace e non romano, altrimenti l’avrebbe preso volentieri come suo braccio destro ma Spartacus gli risponde di essere felice poiché il fato gli ha impedito una tale punizione e, osservando per l’ultima volta il laccio, ormai impregnato di sangue, donatogli da Sura, accetta la morte. Intervengono però Agron e Nasir che uccidono i soldati romani e fanno cadere Crasso dal piccolo colle, portando in salvo Spartacus. Intanto Gannicus, accerchiato dai romani e rimasto uno dei pochi ribelli ancora vivi sul campo di battaglia, viene catturato e condannato alla crocefissione. Così il primo campione di Capua saluta la morte col sorriso, ricordando l’amico Enomao e la gloria conquistata nell’arena. Si scopre inoltre che lungo la via Appia, dove i romani stanno crocefiggendo tutti i ribelli, si trova anche Kore, condannata al medesimo destino in quanto accusata da Crasso di tradimento per essersi unita ai ribelli prima della morte di Tiberio. Proprio mentre Cesare e Crasso si gustano la vittoria, arriva Pompeo che informa i due di aver appena sbaragliato l’altro gruppo di ribelli diretto alle montagne e di essersi preso in senato tutta la gloria della vittoria su Spartacus, offrendo a Cesare e Crasso la possibilità di formare un triumvirato. Nel frattempo Spartacus si risveglia ai piedi delle montagne con Agron, Nasir, Leta e Sybil intorno a lui pronti a intraprendere il cammino verso la libertà. Spartacus però, gravemente ferito, è consapevole di non poter superare le montagne in quello stato e di essere un peso per gli altri e ordina loro di abbandonarlo, ricordando che “Spartacus” non è il suo vero nome e che finalmente potrà risentire pronunciare il suo nome trace dalle labbra della moglie Sura. Così, affermando di essere felice di andarsene da quel mondo da uomo libero, il portatore di pioggia muore tra le lacrime di Agron e Leta sotto una scrosciante pioggia. Infine il gruppo di ribelli rimasto valica le montagne ed esce dalla morsa della Repubblica Romana, dopo aver seppellito Spartacus con lo scudo di Agron (quello con il serpente rosso) che per Spartacus era simbolo di sventura ma che in verità l’ha portato a reagire durante la sua esecuzione nell’arena tempo addietro, evento che ha dato il via all’ascesa di Spartacus, l’uccisore di Teocoles, destinato a scrivere una pagina importante nella storia e a compiere una grande passo per la libertà di ogni singolo individuo.